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Vi presentiamo il: PROGETTO SALV8!

Un progetto che nasce dalla presentazione di un libro e finisce con la raccolta di racconti scritti dai bambini!
Quest’anno il tema saranno gli animali in via di estinzione, come il Rinoceronte Bianco!
Martedì 5 aprile nell’auditorium del Liceo Scientifico “A. Gramsci” è stato presentato il breve romanzo rivolto ai bambini della scuola primaria “Il Rinoceronte Bianco” di Mariella Ottino e Silvio Conte, testo che è stato incluso anche in ‘Contastorie’, corso rivolto al primo ciclo della scuola primaria edito da Fabbri-Erickson di Rizzoli Education.
La presentazione ha visto la partecipazione del prof. Davide Bomben, presidente dell’AIEA – Associazione Italiana Esperti d’Africa e addestratore dei ranger africani che si battono per contrastare il fenomeno del bracconaggio nei parchi africani. Il prof. Bomben illustrerà il lavoro che svolge e parlerà dei problemi ambientali legati alla caccia illegale delle specie protette perché in pericolo di estinzione.
Erano presenti alla presentazione le insegnanti e i bambini che hanno partecipato ai progetti proposti dal Club per l’UNESCO di Ivrea per celebrare la Giornata del libro e del diritto d’autore “Eco-Libro e Salv8”.
L’anno scorso i giovani studenti che hanno partecipato al progetto hanno scritto fiabe incentrate sugli alberi che vedono tutti i giorni, mentre quest’anno lavoreranno sugli animali in via d’estinzione, tra cui il rinoceronte bianco.
Il rinoceronte è stato infatti, su proposta del Sudafrica, il simbolo scelto per far concentrare l’attenzione internazionale sul pericolo di estinzione delle specie selvagge africane.
Sono intervenuti all’incontro gli autori, l’artista che ha curato le illustrazioni e gli appassionati di ambiente che hanno partecipato con video e contributi alla realizzazione del progetto.

Scuola A. Olivetti

La Lupa e una forchettina, classe 3

Clicca sull’immagine per leggere la fiaba!

C’era una volta una lupa, era molto simpatica ed era anche gentile.
Lavorava in un ristorante in cima a una montagna. Il ristorante era stato costruito in legno, il tetto era in pietra e le tende erano decorate a fiori.
Un brutto giorno scoppiò un temporale molto forte mentre il cuoco preparava un piatto di spaghetti.
Arrivò un fulmine, cadde sulla corrente, diede la scossa alla pentola e gli spaghetti presero vita.
Gli spaghetti volevano trasformare il ristorante nel loro castello.
Così gli spaghetti presero lo scettro del re-spaghetto e iniziarono a trasformare il ristorante. Man mano diventò un castello!
Ad un certo punto arrivò una forchettina che legò gli spaghetti.
La lupa mangiò tutti gli spaghetti e il castello diventò di nuovo il ristorante.
I clienti fecero salti di gioia.
Ringraziarono mille volte la forchettina e la lupa.

Costantino Nigra

Lupus in Salfix Fabula, classe 5B

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Plesso di Montalto Dora

La tigre del Bengala, classe 3A

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C’era una volta, in un luogo lontano chiamato India, una bellissima tigre di nome Kira. Questo grande felino era maestoso, con una morbida pelliccia striata di arancione e nero, e imponente con il suo corpo muscoloso e possente, ma anche agile e scattante. Nella giungla tutti la conoscevano ma ne avevano anche un po’ paura perché viveva sempre lontana dagli altri animali e quando la incontravano rimanevano paralizzati davanti a quei suoi occhi verdi con scaglie dorate. Chi l’aveva osservata da vicino diceva che sembrava truccata, perché intorno agli occhi aveva come una riga nera. Quello che spaventava di più però era il suo ruggito: quando risuonava nella giungla tutti gli animali tacevano, pappagalli, tucani e altri uccelli smettevano di fare rumore, le scimmie non urlavano più e si udivano soltanto il gorgoglio del ruscello e il ticchettio delle ultime gocce di pioggia che scendevano dalle foglie degli alberi. In realtà il suo verso non era sempre aggressivo, a volte voleva solo far sapere agli altri che stava attraversando la vegetazione e non voleva essere disturbata oppure stava chiamando i suoi cuccioli. Essendo un animale solitario di giorno amava stare sdraiata e nascosta tra le felci, gli arbusti e l’”erba degli elefanti”, ad annusare l’odore di terra bagnata e muschio, ad osservare i grandi fiori colorati e dai profumi intensi, mentre il suo “tartufo” e le sue vibrisse esploravano l’aria. Di sera poi iniziava la vera caccia: mimetizzata tra la fitta vegetazione, con passo felpato, si aggirava silenziosa e scattante in cerca di prede, pronta ad aggredirle con un balzo, ad afferrarle con i suoi artigli retrattili e ad azzannarle con i suoi forti denti. I suoi preferiti erano i nilgau, grandi antilopi indiane, ma andavano bene anche i cervi, i maiali selvatici, i bisonti e i buoi.

Sembrava la regina della giungla, ma anche per lei c’erano dei pericoli: gli uomini. Da tanto tempo ormai gli abitanti della zona avevano iniziato a tagliare molti alberi e il suo territorio stava diminuendo, inoltre i bracconieri le tendevano delle trappole per catturare lei e i suoi cuccioli e poi rivenderli per le pelli, le ossa e i denti.

Un giorno Kira e i suoi cuccioli finirono in una trappola dei bracconieri, ma con i denti affilati riuscì a rompere la rete e a far fuggire tutta la famiglia. Nella giungla c’erano troppi cacciatori e la tigre non sapeva dove andare. Poi vide due ombre e sentì parlare delle voci: erano di nuovo i bracconieri che l’avevano avvistata. Lei cercò di allontanarsi e si riparò con i piccoli in una caverna. Fortunatamente arrivò un ranger, Davide Bomben, che mandò via i bracconieri. La tigre uscì dalla caverna e si avvicinò a lui. L’uomo era un po’ preoccupato e impaurito, perché non sapeva cosa sarebbe successo, ma anche un po’ felice ed emozionato, sia perché poteva vederla da vicino, sia perché poteva aiutarla. Il ranger mise una recinzione per bloccare i bracconieri, ma questo non bastava. Decise di fargliela pagare sul serio a quei cacciatori senza regole. Così preparò una trappola apposta per loro: mise un lazo ricoperto di foglie e all’interno sistemò un tigrotto di peluche per attirarli, poi aggiunse delle freccette ripiene di sonnifero. I due cacciatori ci cascarono in pieno e finirono appesi a testa in giù come dei salami, in più, quando il lazo venne tirato, partirono anche le freccette che andarono a piantarsi sul loro sedere. Dopo due ore di sonno profondo si svegliarono, si dimenavano per liberarsi ma non ci riuscirono. In più sotto le loro teste la tigre faceva dei balzi per catturarli e loro si spaventarono ancora di più. Non ce la fecero nemmeno a raggiungere i fucili per sparare all’animale.

Alla fine, il ranger li portò in prigione, a pane, acqua e cipolle. Come punizione furono obbligati ad aiutare i ranger a segnalare se vedevano altre tigri in pericolo o se avvistavano altri bracconieri. Dopo un periodo di prova ebbero la possibilità di diventare loro stessi dei ranger, per insegnare ad altri che uccidere gli animali in modo illegale non è una buona cosa.

Kira e i suoi cuccioli riuscirono a continuare a vivere felici e contenti nel loro habitat naturale, la grande giungla.